Musica e Campane
La tecnica della fusione delle campane è rimasta immutata nel corso dei secoli, gli studi per la definizione del suono sono invece più recenti ed hanno cominciato ad affermarsi solo nel XVII secolo. Precedentemente a una campana era chiesto di suonare armoniosamente ma non di esprimere una nota definita, eventualmente in accordo con altre campane. Per quanto riguarda la “voce”, vale a dire la nota posseduta i procedimenti adottati sono gli stessi descritti da Diderot nell’ Encyclopedie. Le differenze sono esclusivamente quelle relative all’uso di qualche accorgimento dovuto all’esperienza del fonditore e di materiali che prima non erano disponibili.
La campana è uno strumento musicale definito idiofono in quanto il suono è prodotto dalla vibrazione del corpo stesso, senza l’utilizzo di corde. Oltre alla qualità del metallo, per la riuscita di una buona campana bisogna seguire determinate regole e misure, relative allo spessore, al peso, alla circonferenza e all’altezza, rapportate tra loro in base al timbro sonoro che si vuole ottenere. Questi rapporti sono definiti nella “Scala Campanaria”. La tonalità della campana è data, oltre che dalle caratteristiche citate, dai suoi diversi spessori. La tonalità dominante viene data dal colpo di battaglio sull’orlo, che è la parte più spessa della campana. Il colpo produce delle vibrazioni su tutta la struttura che si trasformano in armonici superiori ed inferiori. Riguardo alle note per l’accordo delle campane leggiamo su appunti di fine ‘800, “Se la nota musicale risulta “crescente” bisogna ridurre lo spessore; se calante il diametro”.
Se guardassimo la sezione di una campana scopriremmo che il suo spessore varia ad ogni livello divenendo massimo nel punto in cui il battaglio va a colpire. Queste proporzioni, frutto di approfonditi studi e sperimentazioni, sono definite dalla sagoma in legno e ferro che ne crea il modello e sono imprescindibili per ottenere dalla campana la nota prestabilita.
Da qualche tempo le campane hanno richiamato l’attenzione di musicisti e compositori entrando di diritto nelle orchestre o essendo esse stesse protagoniste, spesso duettando con strumenti e voce. Grazie al maestro Giulio Costanzo, insegnante di percussioni del Conservatorio Perosi di Campobasso e ideatore di uno strumento complesso che riunisce in uno spazio ridotto fino a 36 campane, esse stanno ottenendo un’originale visibilità nel campo musicale. Fondatore del gruppo Percussioni Ketoniche, Costanzo pone la campana al centro dei suoi esperimenti mostrandola, se possibile, ancora più affascinante e misteriosa.