Lavorazione Tradizionale delle Campane

Le fasi di lavorazione che portano alla nascita della campana richiedono un lavoro attento e paziente ma principalmente esperienza e passione.

Le prime campane ad uso liturgico erano di ferro battuto

piccole e con profilo quasi verticale, appena svasato verso il basso. Nei luoghi dove era difficile reperire minerali di ferro o dove esso era molto costoso le campane erano di latta, di forma simile a quelle portate dalle mucche

Nei secoli VII/ VIII si iniziò a fondere campane di bronzo, con una lega composta da quattro parti di rame e una di stagno. Era tradizione unire al materiale di fusione oro e argento a scopo devozionale.

La campana fusa in bronzo era in origine molto semplice, rudimentale, priva di iscrizioni, date ed ornamenti, ancora incerta nella forma

La tecnica della fusione delle campane, praticata inizialmente da monaci/artigiani, si evolve con straordinaria rapidità. Le campane vengono fuse fin dal IX secolo in officine nomadi. Dopo i monaci furono i laici a farsi fonditori di campane trasportando di luogo in luogo le loro officine. Tra la categoria antica dei maestri campanari ambulanti e quella moderna dei campanari stabili si inserisce quella dei fonditori semi-girovaghi. Era formata da coloro che durante i secoli scorsi, ed ancora fino alla metà del 1900, pur possedendo bottega e fornace fisse si spostavano per fondere” in loco” campane di grosse dimensioni o da trasportare in luoghi distanti o inaccessibili. Ancora negli anni ‘20 del secolo scorso i fonditori Marinelli, con maestranze e attrezzature, si trasferirono a Pompei per alcuni anni e realizzarono oltre al maestoso concerto di campane per il Santuario Mariano molti altri bronzi per le chiese del territorio.

Il mestiere si trasmetteva di padre in figlio formando un “corpus”, un gruppo di specialisti gelosi dei loro segreti mantenuti con rigorosa cura nell’ambito di una casta chiusa. In Italia si distinsero particolarmente dal XIII secolo in poi i fonditori pisani, lucchesi, fiorentini e veneti.

I fonditori Marinelli affermavano già in questi tempi la loro attività. E’ però datata 1339 la prima campana, rinvenuta nel frusinate, che reca la firma di Nicodemo Marinelli ”anglonensis ”, capostipite “storico” della famiglia.

Oggi nella fonderia Marinelli si usano le stesse tecniche ed i materiali dei maestri del Medioevo e del Rinascimento. La tecnologia non ha accelerato il ciclo di lavorazione che può variare da due a molti mesi. Nel 1700 la campana aveva finalmente assunto una forma ben definita, molto simile a quella odierna, tuttavia persisteva spesso la sproporzione fra diametro ed altezza percui continuava a conservare un aspetto affusolato. In seguito fu definita una scala campanaria che indicava proporzioni perfette tra spessore, peso, circonferenza ed altezza, rapportati al timbro sonoro richiesto. La campana può essere considerata un tronco di cono inserito in un cubo; il suo profilo viene disegnato dal compasso non essendovi linee diritte, come riporta anche Diderot nell’ ” Encyclopedie” e questo determina la buona riuscita della campana e del suono.

Fasi di lavorazione della Campana

Anima della campana

Con una sagoma di legno si prepara una costruzione in mattoni che corrisponde all’interno della campana.

La Falsa Campana

L’anima viene ricoperta con strati di argilla sino ad ottenere una superfice levigata, sulla quale si applicano le cere delle dediche, delle immagini e dei fregi.

Il Mantello

Sulla falsa campana viene spalmata altra argilla fino allo spessore desiderato.

Fasi di Lavorazione

Preparazione del modello

Si parte dalla preparazione di una sagoma in legno di noce che corrisponde al profilo della campana. Con essa si disegna una struttura cava di mattoni corrispondente all’interno della campana, L’ANIMA, sulla quale viene distribuito un primo strato di argilla. Sull’anima si sovrappongono alcuni strati di speciali argille fino ad ottenere la FALSA CAMPANA che avrà esattamente lo spessore voluto per la campana di bronzo. Su questa superficie, perfettamente levigata, si applicano fregi ed iscrizioni in cera che dedicano e decorano la campana.

L’ultima fase di formatura consiste nel preparare il MANTELLO ottenuto dalla sovrapposizione di strati di argilla. A modello ultimato viene sollevato il mantello per scoprire la falsa campana che verrà distrutta, il mantello sarà riposizionato sull’anima cosicchè all’interno del modello si sarà creata l’intercapedine nella quale verrà colato il bronzo.

A questo punto Il Modello è pronto per essere collocato nel fosso di colata, ai piedi del forno, per essere interrato. Il modello della campana è bloccato saldamente nella fossa di colata al fine di non subire spostamenti durante la fusione. Il bronzo (78 parti di rame e 22 di stagno) fonde in un grande forno a riverbero, alimentato a legna, alla temperatura di circa 1150°.

Fusione 

La Fusione di una campana è l’ultimo atto di una lunghissima opera. E’ la nascita di una nuova creatura dopo una lunga gestazione e come tale genera grande apprensione e va benedetta. L’apertura del forno che da il via al getto di colata viene fatta invocando “Santa Maria!” perchè la Madonna è Madre di ogni creatura. Questa simbologia mistica, si lega all’emozione collettiva e si unisce ad una spettacolarità di indescrivibile suggestione.

Fasi conclusive

Dopo il RAFFREDDAMENTO la campana viene estratta dal fosso e passa alla fase di PULITURA dove viene liberata da anima e mantello, ripulita e lucidata. Si collauda il suono con il diapason, infine viene applicato un battaglio proporzionato e gli impianti elettronici per il suono automatico. La campana è finalmente pronta per essere collocata sui campanili più importanti del mondo ma anche in piccole cappelle, sulle scrivanie di noti personaggi e nelle abitazioni degli amanti di un artigianato che si fa ARTE.

Fusione di una campana

PONTIFICIA FONDERIA DI CAMPANE MARINELLI